Il 3 Novembre è stato disputato a
Gerenzano (VA) il primo Campionato Europeo di Judo Trazionale.
L'evento è stato promosso e sponsorizzato
dalla "Federazione Italiana Judo Tradizionale", dalla "Judo for
All" e dalla "World Judo Federation", tutte associazioni che
hanno come obiettivo quello di riportare la pratica del Judo ad una matrice più
educativa, cercando di liberare le competizioni dalla schiavitù del podio e
dalla necessità della vittoria.
Si pensa infatti che, se davvero i
principi del Judo siano relativi al
miglior impiego dell'energia e del crescere insieme in armonia, una gara debba
rispettare alcune regole e inspirarsi ad altri e alti principi che aiutino gli
atleti a cercare l'impegno, la tecnica, la velocità e la serenità nella gara.
Non la vittoria.
Le influenze di altre discipline,
assorbite e studiate da Jigoro Kano,
sono state molte durante i suoi anni di studio e se dovessimo elencarle tutte
non basterebbe un semplice articolo ma avremmo bisogno di un libro intero.
Tuttavia è interessante capire che l'ideogramma Shiai, tradotto comunemente con "gara" o
"competizione", ha un significato molto diverso da come lo
intendiamo: la traduzione che più si avvicina è "appuntamento con la
morte". Anche se macabra, questa espressione rende giustizia del istante
nel quale due combattenti sferravano il colpo unico e decisivo, con forza e
velocità, mettendoci l'insieme delle loro componenti umane: corpo, spirito e
mente. In questa azione si decideva chi sarebbe vissuto e chi invece sarebbe
morto. Capite allora che la condizione di freddezza mentale, Mu-Shin (trad: mente vuota), e l'impiego
di tutte le proprie capacità diventavano fondamentali trovandosi ad un passo
dalla morte. Per questo nella pratica in palestra ci si allena nel Randori (trad: controllo della
confusione), perché solo attraverso la pratica si può affilare la mente a
mantenere la tranquillità e la serenità d’animo necessarie per ottenere la
massima resa nello Shiai.
La struttura chiesta dal professor Kano allo Shiai, alle competizioni, non era subordinata alla vittoria ma
cercava di replicare quel momento, quell'istante in cui si sarebbe deciso chi
vive e chi muore, quell'attimo in cui con la mente sgombra da tutti i pensieri
cerco di impiegare tutte le mie energie per proiettare o controllare l'altro. A
questo punto vittoria e sconfitta sono concetti che vengono subordinati al modo
di vincere o perdere, sono più importanti il comportamento, il controllo
emotivo, lo stato mentale e questo fa esattamente ciò che il Judo ha sempre cercato di fare: ci fa
crescere nella comprensione di noi stessi e dei nostri limiti, ci rende consci
della condizione in cui ogni uomo o donna si trova, ci presenta allo specchio
una persona di cui conosciamo qualcosa in più.
Con questo spirito è stata organizzata
questa competizione e con questo spirito si è cercato di praticarla. Gli oltre
150 atleti provenienti da Inghilterra, Spagna, Grecia, Italia (la nostra
Polisportiva ORPAS) hanno dato prova manifesta che l'imperativo morale del
professor Kano è stato ascoltato. Si sono visti infatti moltissimi incontri
vinti per Ippon (trad: punto,
proiezione durante il combattimento che, vista l'efficacia, ne determina la
conclusione) in piedi e a terra, un unico infortunio con un po' di sangue dal
naso e il silenzio proveniente da ogni partecipante, atleta, organizzatore o
spettatore che sia.
Sarebbe doveroso la pubblicazione dei
risultati ottenuti dagli atleti della polisportiva ORPAS ma probabilmente è
meglio, rispettando i principi sopra espressi, tacerli. Hanno combattuto bene,
hanno partecipato per migliorarsi e sono tornati a casa conoscendo di più di
loro stessi di quanto non conoscessero al momento della partenza.
Questa è l'unica vittoria che ci interessa.
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